Sinistra tra molte intenzioni e pochi fatti


di Vladimir Kosic – Karl Marx dice che ”La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.” Osservando gli eventi politici in corso, da Trieste a Roma, sembra, però, che sia questa l’aspirazione dei suoi pronipoti nel patetico ruolo di governanti sconfitti incapaci di capirne le ragioni. Anche quando i fatti dimostrano che le loro scelte si sono rivelate sbagliate si giustificano ribadendo che all’inazione hanno preferito l’azione. Non importa quale! Se poi le conseguenze si sono rivelate, in realtà, negative e vengono bocciate persino dalla metà dei cittadini che votano fa lo stesso.

Le loro “intenzioni” erano buone! Lo slogan non si cambia: “Meglio che niente, noi ci abbiamo provato!” Gli intenti/risultati che hanno già prodotto danni vengono così riproposti per cui non ci stupiamo se Walter Veltroni (l’ideatore delle primarie no limits) suggerisce l’approvazione delle leggi sullo ius culturae ed il biotestamento per certificare la fedeltà (di) sinistra alla propria storia. Che il problema delle sconfitte abbia a che fare tout court con i “contenuti” non li sfiora mai come se i fatti non avessero alcun significato. Il dettaglio fattuale che le scelte politiche siano la fonte che ispira le leggi in cui i cittadini sono, obbligatoriamente, coinvolti è irrilevante. Per la sinistra basta l’auspicio! L’idea/desiderio, prima o poi, trionferà perché il risultato non ha a che fare con il contenuto che ha avuto origine da essa/idea. La politica (di) sinistra non ha come fine quello di incidere sulla realtà per cambiarla ma solo per interpretarla, narrarla, romanzarla con una valanga di emozioni e qualche lacrima. La differenza tra “pensiero pratico”  e “pensiero osservazionale” non esiste.

Mi spiego. Prendiamo in considerazione la lista dei medicinali compilata dall’infermiere da somministrare al paziente e quella di cui si serve un medico per svolgere le sue indagini al fine di fare una diagnosi. Se l’infermiere trova una discrepanza tra la sua lista e le medicine che deve dare al malato correggerà l’errore non cambiando la lista (pensiero pratico) ma sostituendo i medicinali che ha messo nel vassoio (l’azione svolta). Se il medico vuole correggere le discrepanze tra la sua lista (pensiero osservazionale) e quello che le indagini (radiografie, esame sangue, etc.) hanno portato nella sua cartella clinica (l’osservazione delle azioni svolte), la correzione potrà aver luogo solo modificando la l’elenco delle indagini svolte se vuole giungere ad una diagnosi appropriata per curare il malato. Le nostre azioni possono esaurirsi nell’atto in cui hanno effetto o produrre conseguenze/effetti in direzioni potenziali sia positive che negative. In politica la diagnosi diventa prognosi e non possiamo dire che se la malattia del paziente peggiora è lui a sbagliare e non il medico che lo sta curando. Per la sinistra la “fede politica” non ha bisogno di ragioni, di argomenti e di contenuti: è una passione che si alimenta emotivamente per autoconvincimento.