MANIFESTO POLITICO
1. In un momento particolarmente difficile per tutti e di cupe prospettive per il futuro, a causa degli effetti devastanti della crisi economica, del disorientamento culturale e valoriale e della non credibilità di tutta la classe dirigente, politica e non politica, il Movimento Autonomia Responsabile presenta alle persone, ai gruppi sociali, alle aggregazioni politiche spontanee del FVG una proposta per unire in un impegno comune quanti hanno idee e voglia di fare per il bene individuale e collettivo.
2. Può sembrare paradossale, considerando il linguaggio e il modo di pensare comuni, chiedere alla gente di assumere un impegno politico, ma occorre essere consapevoli che solo attraverso la politica, ovviamente corretta, pulita ed etica, si possono trovare le soluzioni che aiutano a rendere concreta la speranza di un futuro migliore. Non esistono soluzioni miracolistiche né facili scorciatoie. La storia e l’attualità lo dimostrano ampiamente, e le disillusioni che seguono a mal riposte aspettative allontanano dalla soluzione dei problemi. Certamente la politica non deve intervenire in attività che possono essere svolte meglio e a minori costi dai singoli, dai gruppi, dalle imprese, dalle associazioni, dalle professioni. Ma la politica, attraverso l’ascolto della gente, la mediazione e il recupero di solidi principi etici, ha il compito insostituibile di indicare obiettivi e mezzi per raggiungerli.
3. Il Movimento Autonomia Responsabile esprime già nel proprio nome i principi su cui si fonda: autonomia e responsabilità.
Sono principi espressione di una nuova cultura politica e di un nuovo modo di fare politica che contengono una forte istanza di libertà e di democrazia e un immenso valore etico-sociale. Sono principi che permettono di:
progettare e sperimentare forme di democrazia partecipata, per favorire l’aggregazione degli interessi in una forma superiore di bene comune;
individuare originali processi decisionali che partono dal bassa e non esclusivi di ristretti circoli o, peggio ancora, guidati da singoli leader;
liberare le energie che le persone, le famiglie, i gruppi sociali, le imprese possiedono e sono soffocate da una assurda organizzazione burocratica della società;
realizzare e connettere quelle reti pubblico-privato, indispensabili per affrontare i grandi problemi della sanità, dell’assistenza, della formazione.
In breve, il Movimento vuole cittadini attivi e protagonisti, non una popolazione amministrata.
Autonomia e responsabilità, quindi, sono regolatori delle istituzioni e dei rapporti fra i vari livelli di governo, e fondamento delle relazioni sociali ed economiche e dell’organizzazione dei servizi di cui hanno bisogno le persone.
4. Sul piano istituzionale, l’ideale di autonomia non tende a disorganizzare lo Stato o a suscitare egoismi locali, ma è essenzialmente organico nella valorizzazione delle energie così ampiamente diffuse e non utilizzate. Energie che attingono dall’anima popolare delle nostre comunità gli elementi di conservazione e di progresso, dando valore alla sovranità popolare e alla collaborazione sociale.
L’autonomia si realizza anche grazie alla collaborazione di tutti gli organismi sociali, economici e finanziari. Uno Stato veramente popolare riconosce i limiti della propria attività; rispetta la personalità individuale, la famiglia, gli enti locali a partire dai comuni; incoraggia l’assunzione di responsabilità.
E’ necessario avviare una stagione di nuovi rapporti con lo Stato, per ridefinire le competenze e le risorse regionali.
La comunità nazionale e il Parlamento debbono essere consapevoli che l’autonomia del Friuli Venezia Giulia non è un privilegio, ma è servita – e serve – al bene comune e al bene dell’Italia. Non si chiede il rafforzamento dell’autonomia del FVG, quasi fosse una riserva indiana; si chiede, invece, che sia estesa a tutta l’Italia. In mezzo secolo di vita, la Regione autonoma FVG ha dimostrato che un uso intelligente ed onesto dell’autonomia permette di raggiungere grandi risultati e di inventare strumenti originali per rispondere ai bisogni delle persone e delle imprese.
L’esercizio effettivo dell’autonomia presuppone una fiscalità differenziata. Se si tiene conto delle specifiche situazioni territoriali si arrecano vantaggi a tutto il paese. Nel caso del FVG permetterebbe di raccogliere risorse che altrimenti sono dirottate fuori dai confini nazionali.
L’autonomia non riguarda solo i rapporti con lo stato, ma è principio fondante dell’ordinamento amministrativo interno: rifiutando il centralismo statale non si deve costruire un centralismo regionale. In concreto ciò implica riconoscere la capacità delle popolazioni locali di decidere autonomamente su come impiegare le risorse, senza dovere necessariamente adeguarsi a scelte e modelli definiti in modo standardizzato per tutta la regione. Significa limitare il peso dell’apparato pubblico, regionale, provinciale e comunale, eliminando attività e funzioni di scarso rilievo sociale ed economico e suscitare la crescita di una cultura della responsabilità sociale del funzionario pubblico, responsabilità che va ben oltre quella formale attribuita dalla legge.
E’ del tutto evidente che diversi comuni, per dimensioni e strutture inadeguate, non sono in grado di svolgere alcuni compiti più complessi. E’ giusto ed utile mantenere anche i piccoli comuni, se la popolazione lo vuole, per presidiare il territorio e conservare identità locali, ma i vari servizi che fanno capo al comune devono essere necessariamente organizzati su basi tali da garantire standard accettabili di efficacia e di efficienza.
5. Si deve essere consapevoli che l’autonomia è un potente motore di sviluppo economico, perché permette di:
individuare strumenti originali che favoriscono lo sviluppo economico
responsabilizzare maggiormente i soggetti economici
trasformare la cultura locale in potente fattore di crescita economica.
E’ compito della Regione e delle istituzioni favorire le condizioni perché gli individui, le famiglie, le imprese, i professionisti possano esprimere al meglio le loro capacità e le loro potenzialità, con i modi che ritengono più appropriati. Siamo infatti convinti che l’espansione delle libertà individuali diventa a sua volta un fattore potente dello sviluppo economico.
Si deve favorire la costruzione di “reti” fra imprese, fra professionisti, fra soggetti economici diversi, che autonomamente individuano obiettivi comuni di crescita e progetti condivisi per rafforzare la presenza sui mercati.
Fin dal suo sorgere la Regione, grazie ad una classe dirigente eccezionale, espressione dell’anima popolare di queste terre e profondamente radicata nella cultura delle genti friulane e giuliane, ha saputo dotarsi di strumenti straordinari per sostenere la voglia di fare e di produrre delle nostre genti. Si deve continuare secondo quello spirito.
6. Si deve tenere conto del fatto che nelle società avanzate l’impresa non è solo attore economico fondamentale, ma svolge anche un rilevante ruolo sociale. Per comprendere quanto tale ruolo sia importante, basti ricordare che l’impresa interferisce pesantemente con le dinamiche familiari, ed è luogo privilegiato per l’inserimento sociale degli immigrati.
Il rapporto donna-lavoro non è ancora risolto in modo del tutto soddisfacente. Occorre garantire alla donna l’espletamento dei compiti legati alla maternità senza penalizzarne le condizioni di lavoro e le prospettive occupazionali e, nello stesso tempo, tenere conto delle esigenze delle aziende. Gli strumenti che aiutano a conciliare lavoro e famiglia sono numerosi: si tratta di utilizzarli.
Va riconosciuto quanto l’azienda può fare per la socializzazione degli immigrati, che non sono solo prestatori d’opera. E’ utile definire dei progetti specifici con le imprese perché sul lavoro l’immigrato trascorre la parte preponderante del suo tempo, e attraverso il lavoro viene a contatto con la nostra cultura.
Poiché si attribuisce valore non solo al puro risultato economico ma a come è stato raggiunto (correttezza e trasparenza dei comportamenti nei rapporti con gli interlocutori pubblici e privati, rispetto dei diritti dei lavoratori in quanto persone, sensibilità per il benessere della comunità locale e regionale), si dovrà instaurare fra l’Ente pubblico e le imprese un rapporto che va oltre le decisioni di politica industriale, per creare un clima di responsabilità, che alla fine accresce il valore dell’impresa stessa e ne sostiene la crescita nel tempo. Di questo processo dovranno essere parte integrante i sindacati.
L’amministrazione pubblica non deve considera le imprese e le professioni come clienti da controllare ed ostacolare nello svolgimento della loro attività, da perseguitare come potenziali criminali, ma si pone come erogatrice di servizi per accrescerne la capacità competitiva.
7. E’ ampiamente riconosciuto dalla letteratura economica che esiste una globalizzazione positiva, capace di promuovere e trasferire il progresso tecnologico, di originare innovazione, di stimolare gli investimenti, di accrescere la produttività del lavoro. E’ la globalizzazione fondata sulle identità locali, che si contrappone ad una visione della globalizzazione come imposizione dall’alto al basso, come omogeneizzazione e come annullamento delle specificità locali. Da cupa profezia di de-localizzazioni e di sviluppo secondo un unico modello controllato dall’esterno a opportunità di sviluppo.
La cultura locale, infatti, favorisce la costruzione di reti locali (fra le imprese, con le istituzioni, con altri soggetti sociali); può diventare il “marchio” che facilita la visibilità e l’identificazione dei prodotti locali sui mercati e li valorizza; definisce il sistema di valori prevalente sia personale (responsabilità, impegno, fiducia, credibilità, ecc.) che sociale (solidarietà, collaborazione, ecc.); modella la cultura del lavoro, la cultura imprenditoriale e la cultura gestionale; è fra i più importanti fattori immateriali che contribuiscono al successo delle singole aziende.
Non si deve quindi temere che il localismo culturale sia sinonimo di ritardo culturale o un freno.
La scoperta dell’importanza del sistema culturale di un territorio ha ovviamente implicazioni politiche. La prima e più importante è che il territorio goda di autonomia gestionale e possa definire autonomamente, secondo il principio di sussidiarietà, come impiegare al meglio le risorse.
8. E’ del tutto superfluo ricordare che senza sviluppo economico non si può mantenere e migliorare ulteriormente il servizio sanitario e il livello di welfare. E’ scontato che vanno corrette le inefficienze ed eliminati gli sprechi e che va esercitato un severo controllo della spesa.
Preme sottolineare che ci sono visioni diverse e contrastanti su come concepire e impostare i sistemi sanitario ed assistenziale. Coerentemente con la sua visione personalista e comunitaria della società che e con la scelta autonomista, il Movimento ritiene che le politiche della salute e del benessere debbano essere ispirate ai seguenti principi:
centralità della persona, con i suoi bisogni specifici e i suoi valori, rispetto alle strutture gestionali
responsabilità, solidarietà e sussidiarietà come criteri organizzativi
controllo democratico nelle scelte che riguardano la salute e l’assistenza, che non possono essere lasciate alla discrezione di strutture burocratizzate e dei soli operatori
Se ci si pone in una prospettiva sussidiaria e di autonomia dei corpi sociali, si affermano due criteri fondamentali per impostare il welfare: il primo è che vanno riconosciute le comunità e le aggregazioni sociali, in primo luogo quelle del volontariato, come generatrici di risorse e promotrici di dinamiche di sviluppo; il secondo è che i vari attori istituzionali condividono, pur svolgendo ruoli diversi, politiche pubbliche, obiettivi e progetti, responsabilità per i risultati ottenuti. Ne derivano due conseguenze pratiche: i soggetti che agiscono nel mercato sono limitati da meccanismi di regolazione, in nome di un bene comune che va in ogni caso promosso; chi governa deve guardarsi dal rischio della burocratizzazione e dell’imposizione di modelli astratti, rigidi e statici di prestazioni, incapaci di cambiamento e di rispondere ai bisogni come si manifestano concretamente.
Ricondurre il Welfare ad una logica familiare e di comunità significa superare l’approccio individualistico che vede da una parte un erogatore burocratizzato e dall’altra un cliente totalmente dipendente. Si devono introdurre soluzioni di Welfare più attente alle caratteristiche e alle necessità delle singole aree, e più rispondenti ai bisogni come sono manifestati dagli individui. Dovranno essere pensati meccanismi che alimentano l’interesse e la solidarietà tra le generazioni e all’interno delle singole comunità.
Centrale resta il ruolo della famiglia, come anche l’attuale crisi economica dimostra.
E’ importante considerare la famiglia come insieme di persone interdipendenti, non sommatoria di individui, capace di assumersi responsabilità sociali pesanti, e con un enorme potenziale.
9. Considerare come centrali gli interessi, i bisogni, le capacità delle persone e dei gruppi sociali, implica riconsiderare l’impostazione complessiva di tutte le politiche regionali, non solo quelle sanitarie ed assistenziali. Un’attenzione particolare si deve avere, a questo proposito, per la cultura e la gestione del territorio,
Fino ad ora gli interventi regionali nella cultura di fatto hanno permesso che si rafforzassero strutture che, per la continuità nei finanziamenti, sono diventate del tutto autoreferenziali e soggetti totalmente garantiti. La situazione che si è creta è insostenibile, non solo economicamente ma anche, e soprattutto, per ragioni di principio. Occorre ricordare che l’autonomia è associata alla responsabilità e al controllo dei risultati; non è legittimazione di aree tutelate chiuse su sé stesse, intoccabili e spesso con mentalità monopolistica. Più che finanziare l’offerta culturale occorre promuovere luoghi dove chiunque lo desidera possa fare cultura, liberamente e senza dovere essere incastonato in strutture la cui preoccupazione principale è quella di mantenersi e riprodursi.
Per quanto riguarda la gestione del territorio, dagli uffici statali ancora malauguratamente presenti (sovrintendenza) a quelli regionali, a quelli provinciali, a quelli comunali deve venire un aiuto per intervenire sul territorio con intelligenza. La considerazione museale del territorio, lo spirito punitivo, l’applicazione discrezionale e peggiorativa di norme già di per sé discutibili, l’atteggiamento autoritario, i tempi autorizzativi lunghissimi, producono gravi danni economici, costi ingiustificati, disaffezione dei cittadini, mortificazione dei professionisti. Sulla gestione del territorio si è prodotto un complesso normativo e procedurale assurdo. Almeno per quanto di competenza della Regione, si deve arrivare a poche norme, chiare, certe, non applicabili in modo discrezionale.
10. Per agire politicamente il punto di riferimento è collocato nel futuro. Ci deve misurare, quindi, sulla realtà giovanile.
La creatività, i sogni, le speranze dei giovani costituiscono la ricchezza primaria di una società. Non si tratta di pensare a cosiddette “politiche giovanili”, inevitabilmente lontane dal mondo dei giovani. Compito della Politica è essere di stimolo, mettere a disposizione mezzi e strumenti perché chi lo vuole possa investire su sé stesso, per costruire opportunità, per trasformare la creatività e i sogni dei giovani in vantaggio per tutti. In primo luogo si deve investire nel sistema formativo: scolastico, universitario, professionale. Un sistema formativo eccellente mette in condizioni i giovani di muoversi sicuri nel mercato del lavoro, anche internazionale, e richiama giovani da altre regioni.
In secondo luogo si deve assecondare la volontà imprenditoriale dei giovani, finanziando la nascita e lo sviluppo di imprese costruite attorno ad idee creative, rivoluzionarie. Naturalmente non tutti i giovani possono avviare nuove iniziative economiche. Per essi vanno decisamente migliorate le modalità di incontro fra domanda ed offerta di lavoro, che oggi procedono su binari separati, e di ingresso nel mercato del lavoro.
11. Credere nell’autonomia e nella responsabilità significa dare e chiedere fiducia, costruire rapporti istituzionali e sociali più sereni, limpidi, corretti.
Tutti avvertono sulla propria pelle quanto sia pesante avere amministrazioni pubbliche che presumono che il cittadino, le imprese, i gruppi sociali siano criminali. Coerentemente con tale assunto, costruiscono un pesantissimo sistema di procedure, accertamenti e controlli, un sistema che poi si rivela ovviamente inefficace. Tutti sentono sulla propria pelle quanto sia penoso dovere soggiacere ai tempi, alle modalità, agli orientamenti delle strutture che erogano servizi senza pensare all’utente. Tutti vivono sulla propria pelle quanto sia soffocante la regolamentazione capricciosa di relazioni sociali e degli stessi diritti personali.
Il Movimento Autonomia Responsabile è convinto che impostando il governo della Regione, delle Province, dei Comuni, degli organismi e degli enti intermedi secondo i principi dell’autonomia e della responsabilità, si può creare un clima di maggiore fiducia, quanto mai necessario, e riconciliare i cittadini con la politica, perché essi stessi assumono responsabilità politiche, nei modi, nei tempi e nelle dimensioni che ritengono compatibili con le altre attività familiari, lavorative, sociali in cui sono impegnati.
STATUTO
Art. 1 Costituzione, denominazione e sede
È costituito il Movimento politico senza fini di lucro denominato “AUTONOMIA RESPONSABILE”, con sede a Udine (UD) all’indirizzo individuato con deliberazione del Comitato Regionale, d’ora in poi chiamato Movimento per brevità.
Esso è regolato dall’atto costitutivo, dal presente statuto e dalle norme di legge vigenti in materia di associazione senza personalità giuridica.
Art. 2 Simbolo
Il Movimento ha il seguente simbolo: cerchio di colore blu, contenente divisione in due campi delimitati da fascia obliqua di colore grigio; nel campo superiore con sfondo azzurro a gradazione sfumata, al centro, il contorno geografico della regione Friuli Venezia Giulia con sfondo di colore azzurro scuro, la scritta di colore bianco su due righe, a carattere stampatello di uguale dimensione, FRIULI VENEZIA GIULIA; nella parte alta del cerchio la scritta in colore rosso, in stampatello, a caratteri uguali AUTONOMIA RESPONSABILE; nel campo inferiore tre fasce oblique a sinistra di colore verde, al centro di colore bianco e a destra di colore rosso.
Il simbolo potrà essere utilizzato solo dagli organi statutari o su espressa autorizzazione di questi.Esso rappresenta il Movimento e dovrà essere utilizzato in ogni atto e documento ufficiale.
Art. 3 Finalità e scopi
Scopo del Movimento è:
– dare spazio ai cittadini, alle loro competenze, progetti ed idee ed ha come fine la tutela, la difesa e la promozione dei diritti;
– incoraggiare l´impegno politico come progetto e pratica di miglioramento della società e favorire la condivisione dei cittadini nelle decisioni politiche mediante l´adozione di strumenti partecipativi;
– presentarsi, con propri candidati, alle elezioni amministrative per il rinnovo delle cariche di Presidente e Consigliere Regionale, di Presidente e Consigliere Provinciale, di Sindaci e Consiglieri Comunali;
– organizzare, in riferimento al punto precedente, iniziative di sostegno e promozione del Movimento, curare lo svolgimento delle pratiche amministrative necessarie, coordinare la campagna elettorale compresa la gestione degli aspetti economici, inclusa la raccolta fondi;
– sviluppare la riflessione ed il dibattito al fine di concretizzare proposte in grado di valorizzare la specialità politico-istituzionale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, favorendo un rapporto di reciproco vantaggio con lo Stato;
– sensibilizzare la pubblica opinione sulle realtà policentriche della Regione, la cui coesistenza giustifica la specialità e la cui armonizzazione deve costituire il risultato della politica locale;
– raccogliere, produrre e diffondere informazioni sul mondo della cultura, dell’ambiente, del sociale, dell’economia e della politica e relativamente a tutto quanto contribuisca alla crescita di una coscienza civile e consapevolezza critica, stimolando il dialogo nella società nonché individuare le risorse culturali, economiche e paesaggistiche idonee a favorire lo sviluppo della Regione e promuovere ogni azione pubblica utile a potenziarle;
– organizzare quelle attività che portano i soci ad approfondire le conoscenze delle materie inerenti i fini dell’associazione, e, tra le altre:
a) favorire la collaborazione di qualsiasi natura fra Stato, Regione e altri enti territoriali, istituzionali e non, enti pubblici o privati e altre associazioni, anche di carattere politico, che possano contribuire al conseguimento degli scopi sociali; valorizzare il ruolo di euroregione; far emergere i conflitti che ostacolano il dialogo e la collaborazione tra gli stessi e individuarne le possibili soluzioni;
b) organizzare e promuovere attività collaterali quali convegni, conferenze, mostre itineranti, serate monotematiche, siti internet, eccetera.
Il Movimento ha carattere volontario, non ha scopo di lucro e deve considerarsi, ai fini fiscali, ente non commerciale.
Per il raggiungimento del suo scopo il Movimento potrà chiedere, ricevere e gestire contributi, donazioni e prestiti da privati, enti, associazioni. Per il raggiungimento dello scopo sociale il Movimento potrà organizzare eventi, manifestazioni, riunioni nei quali commercializzare gadget promozionali, con i limiti e nel rispetto delle norme di legge in materia.
Art. 4 Durata
Il Movimento ha durata illimitata.
Esso potrà essere sciolto in qualsiasi momento nei modi previsti dal presente statuto o dalla Legge.
Art. 5 Efficacia dello statuto
Il presente statuto vincola alla sua osservanza i soci del Movimento.
Esso, assieme al programma elettorale, costituisce la regola fondamentale di comportamento dell’attività del Movimento.
Art. 6 Risorse finanziarie
Le risorse economiche e finanziarie per il funzionamento e per lo svolgimento dell’attività del Movimento derivano da:
a) contributi degli aderenti;
b) contributi di privati;
c) quote associative;
d) contributi dello Stato, di Enti o di Istituzioni Pubbliche;
e) contributi di organismi internazionali;
f) donazioni e lasciti testamentari;
g) rimborsi derivanti da convenzioni;
h) introiti derivanti dalle iniziative sociali;
i) entrate derivanti da attività commerciali e produttive marginali.
Art. 7 Patrimonio
Il patrimonio del Movimento è costituito dalle quote d’iscrizione, dai contributi o liberalità ricevute da sostenitori e dai beni acquistati od acquisiti gratuitamente. I soci non possono chiederne la divisione, né pretenderne una quota in caso di recesso. Il Movimento risponde delle obbligazioni assunte con il proprio patrimonio ed in conformità alle leggi vigenti.
Art. 8 Divieto di compensi
L’attività dei soci, nonché le cariche e gli incarichi interni al Movimento, a qualsiasi livello, non sono retribuiti.
Art. 9 Iscrizione
Possono iscriversi al Movimento, previa domanda di ammissione, tutti i cittadini.
La domanda di ammissione deve essere corredata da lettera di presentazione sottoscritta da almeno un componente del Comitato Regionale
In caso di domanda di ammissione a socio presentata da minorenni la stessa deve essere controfirmata dall’esercente la potestà parentale. Il socio minorenne non può ricoprire alcuna carica sociale.
L’organo competente a deliberare sulle domande di ammissione degli aspiranti soci (che devono essere redatte su apposito modulo contenente le proprie complete generalità) è il Comitato Regionale.
L’adesione in qualità di socio prevede la condivisione delle finalità del Movimento e l’adesione al programma elettorale.
Non è ammessa la figura del socio temporaneo.
Lo status di associato è intrasmissibile.
I soci, entro 10 giorni dall’iscrizione nel libro dei soci, sono tenuti al pagamento della quota annuale. L’ammontare della quota associativa è fissato annualmente dal Comitato Regionale.
Le attività svolte dai soci a favore del Movimento e per il raggiungimento dei fini sociali sono svolte a titolo di volontariato e totalmente gratuite.
Art. 10 Diritti del socio
Ciascun iscritto al Movimento ha il diritto di portare nel dibattito il contributo della propria esperienza e delle proprie specifiche competenze ed in particolare ha il diritto di:
– essere informato sulla vita del Movimento, sulle sue scelte, sulle iniziative pubbliche, sulle assemblee, sulle riunioni e le attività nelle quali può intervenire;
– esprimere e sostenere le proprie posizioni ideali e culturali nel pieno rispetto delle posizioni altrui;
– eleggere gli organi dirigenti del Movimento ed essere eletto;
– avanzare proposte di candidature per le liste elettorali ed essere candidato dal Movimento a cariche pubbliche elettive o indicato dal Movimento per cariche pubbliche non elettive;
– accedere per via telematica, in un’area ad accesso riservato, ai documenti, delibere, bilanci, rendiconti e registri del Movimento.
Art. 11 Doveri del socio
Ciascun iscritto al Movimento ha il dovere di:
– rispettare il presente statuto;
– attenersi alle decisioni del Congresso Regionale e a quelle prese dal Comitato Regionale;
– non esprimersi a nome del Movimento, se non preventivamente autorizzato dal Comitato Regionale;
– partecipare alle riunioni del Congresso Regionale e alle attività del Movimento;
– sostenere, secondo le proprie attitudini e possibilità, la politica del Movimento e le iniziative che ne esprimono la realizzazione;
– versare la quota annuale di iscrizione;
– comunicare, all’atto dell’iscrizione, l’indirizzo e-mail attraverso il quale ricevere tutte le comunicazioni inerenti l’attività del Movimento e la sua eventuale modifica, nonché dichiarare la propria eventuale disponibilità a partecipare alle riunioni del Congresso Regionale, alle riunioni dei Gruppi di Lavoro e alle varie attività del Movimento anche attraverso strumenti telematici.
Art. 12 Decadenza ed esclusione del socio
A fronte di una comprovata inoperosità, inattività o incompatibilità coi principi ispiratori del Movimento e/o di gravi violazioni delle norme dello statuto, il Comitato Regionale può decidere la decadenza del socio, dopo averne ascoltato le giustificazioni, con maggioranza di due terzi.
I soci decadono altresì per dimissioni volontarie.
Art. 13 Organi del Movimento
Gli organi centrali del Movimento sono:
– il Congresso Regionale;
– Il Comitato Regionale;
– Il Presidente
– il Vice Presidente, se nominato;
– il Segretario Politico;
– il Segretario Amministrativo;
– l’organo di controllo interno.
Art. 14 Il Congresso Regionale
Il Congresso Regionale è l’organo deliberativo del Movimento. Hanno diritto a parteciparvi tutti i soci in regola con il pagamento della quota annuale. Tutti i soci partecipanti hanno diritto di voto. Su richiesta rivolta al Presidente, possono assistere ai lavori assembleari anche coloro che non sono soci.
Il Congresso Regionale è presieduto dal Presidente o, in caso di sua assenza o impedimento, dal Vice Presidente e può essere indetto in forma ordinaria o straordinaria. Il Congresso Regionale viene convocato ordinariamente almeno una volta all’anno entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio precedente.
Esso può essere convocata in qualsiasi momento in via straordinaria:
– dal Comitato Regionale,
– su richiesta di un numero di iscritti pari ad 1/3 del totale.
La convocazione del Congresso Regionale, sia ordinaria che straordinaria, avviene mediante avviso spedito, con almeno sette giorni di anticipo, tramite e-mail che indichi il luogo, la data, l’ora e l’ordine del giorno del Congresso stesso.
Se l’ordine del giorno prevede la proposta di modifiche allo statuto è necessario inserire nella e-mail le modifiche che saranno proposte, in modo da garantirne la conoscenza a tutti i soci.
Qualora la convocazione del Congresso Regionale sia richiesta dagli iscritti, la richiesta stessa dovrà contenere l’indicazione dell’ordine del giorno. Il Congresso dovrà essere convocato senza indugio e comunque non oltre il sessantesimo giorno dalla presentazione della richiesta.
Il Congresso è valido qualsiasi sia il numero di soci presenti e delibera a maggioranza semplice, salvo i casi specifici in cui lo statuto o la Legge richiedano una maggioranza qualificata. In caso di parità di voti, il voto del Presidente sarà contato due volte.
Il Congresso Regionale vota a scrutinio segreto qualora la delibera riguardi l´elezione di organi sociali.
Ogni iscritto manifesta un voto.
Non sono ammesse deleghe.
Art. 15 Competenze del Congresso Regionale ordinario.
Funzione principale del Congresso Regionale è quella di:
– proporre e sostenere il dibattito politico e culturale utile al confronto interno al Movimento;
– definire le strategie e le scelte elettorali;
– esprimere pareri, orientamenti e criteri per la partecipazione di rappresentanti istituzionali del Movimento ad organi di enti ed organismi pubblici ove siano presenti iscritti al Movimento.
Il Congresso Regionale ordinario:
a) approva il bilancio preventivo;
b) approva il bilancio consuntivo;
c) delibera in merito alla decadenza ed esclusione di soci;
d) elegge i membri del Comitato Regionale e, fra questi, elegge il Presidente e il Segretario Politico;
e) approva ogni Regolamento interno che il Comitato Regionale porterà alla sua attenzione;
f) approva il Programma Elettorale proposto dal Comitato Regionale;
g) delibera su tutti gli argomenti connessi alla funzione principale.
In caso di messa in liquidazione, essa nomina uno o più liquidatori determinandone i poteri.
Art. 16 Competenze del Congresso Regionale straordinario
Il Congresso Regionale straordinario:
a) delibera le modifiche del presente statuto (non sono consentite modifiche dello scopo);
b) delibera l’estinzione anticipata del Movimento;
c) delibera su provvedimenti inerenti gli ordini del giorno proposti in caso di convocazione su istanza degli iscritti.
Art. 17 Verbalizzazione e pubblicità delle decisioni
Le discussioni e le deliberazioni del Congresso Regionale sono riassunte in un verbale redatto dal Segretario, nominato di volta in volta tra gli iscritti presenti, sottoscritto dal Presidente e sottoposto all’approvazione degli iscritti anche per via telematica. Il Presidente apre e chiude i lavori del Congresso Regionale, modera gli interventi nel rispetto dell’ordine del giorno, controlla le votazioni sulle delibere.
Art. 18 Funzioni del Comitato Regionale
Il Comitato Regionale viene eletto ogni tre anni con voto segreto, non delegabile, del Congresso Regionale; è composto da 3 (tre) a 7 (sette) persone elette tra gli iscritti, dura in carica tre anni; sono altresì componenti del Comitato Regionale il presidente della Regione e i consiglieri regionali iscritti al Movimento; sono componenti senza diritto di voto gli assessori regionali iscritti al Movimento, i segretari provinciali ed i segretari cittadini delle città capoluogo di provincia. In caso di dimissioni o altro impedimento di uno o più dei suoi componenti, il Congresso Regionale è chiamata a votare per la elezione del sostituto. Qualora le dimissioni o altri impedimenti facciano mancare contemporaneamente più della metà dei membri del Comitato Regionale, esso automaticamente decade e il Congresso Regionale deve essere convocato per l’elezione del Presidente e di tutti i nuovi membri del Comitato Regionale.
Il Congresso Regionale può revocare in qualsiasi momento, con maggioranza di due terzi e su proposta di metà più uno dei soci, la nomina del Presidente e del Segretario Politico.
Il Comitato Regionale si riunisce su convocazione del Presidente. La convocazione avviene mediante avviso tramite e-mail, inviata a tutti gli iscritti almeno tre giorni prima della riunione, che indichi il luogo, la data, l’ora e l’ordine del giorno della riunione stessa.
Tutte le riunioni del Comitato Regionale sono valide con la presenza di almeno la metà dei membri del Comitato Regionale e qualsiasi sia il numero di soci presenti e delibera a maggioranza semplice. In caso di parità di voti, il voto del Presidente sarà contato due volte.
Il Comitato Regionale delibera su tutte le questioni inerenti all’attività del Movimento, nonché sull’ordinaria e straordinaria amministrazione e in tema di acquisti, finanziamenti e debiti, destinazioni varie dei fondi.
Compiti del Comitato Regionale sono:
– accettare le domande di iscrizione dei Soci;
– nominare il Vice Presidente;
– nominare il Segretario Amministrativo;
– istituire i Gruppi di Lavoro;
– elaborare e proporre al Congresso Regionale il programma elettorale e tutti i regolamenti interni;
– individuare i candidati per le elezioni regionali ed amministrative cui il Movimento partecipa;
– programmare l’attività del Movimento.
Art. 19 Funzioni del Gruppi di Lavoro
I Gruppi di Lavoro sono aperti anche a non soci e rispondono della loro attività al Comitato.
Compiti dei Gruppi di Lavoro sono:
– analizzare problematiche inerenti la vita sociale ed economica della regione Friuli Venezia Giulia, anche in rapporto alle realtà contermini;
– raccogliere idee e proposte in ordine all’elaborazione di programmi elettorali e d´intervento;
– predisporre “Agende” per la definizione degli impegni assunti e per la verifica dei risultati;
– istituire ed organizzare incontri tematici;
– stabilire le relazioni e promuovere il confronto con le realtà territoriali comunali e intercomunali.
Ogni gruppo di lavoro ha un referente scelto fra i componenti dello stesso. Il referente di ogni gruppo di carattere organizzativo e gestionale (segreteria ed organizzazione, comunicazione e promozione, tecnologia) sarà scelto dal Comitato Regionale fra i suoi membri. Ogni altro gruppo di lavoro deve avere al suo interno almeno un membro del Comitato Regionale.
Art. 20 Funzioni del Presidente, del Vice Presidente e del Segretario Politico
Il Presidente è eletto dal Congresso Regionale.
Egli mantiene il collegamento tra il Movimento e le cariche elettive, riferisce al Comitato Regionale sulle iniziative amministrative e partecipa ad ogni incontro ufficiale. Il Presidente sottoscrive i comunicati stampa e cura i rapporti con gli organi di informazione. Il Presidente è il solo portavoce ufficiale del Movimento: egli può delegare uno o più membri del Comitato Regionale a sostituirlo o affiancarlo in questo compito.
Il Vice Presidente, se nominato, sostituisce il Presidente in caso di assenza o impedimento.
Il Segretario Politico ha la rappresentanza politica del Movimento, attua la linea determinata dal Congresso Regionale, secondo le deliberazioni del Comitato Regionale, dirige e coordina le attività politiche del Movimento.
Il Segretario Politico ha la firma sociale e la rappresentanza del Movimento per la sottoscrizione di accordi politici e per la presentazione delle liste di candidati alle elezioni regionali, provinciali e comunali, con facoltà di delega per la presentazione delle liste stesse.
Art. 21 Funzioni del Segretario Amministrativo
Il Segretario Amministrativo è eletto dal Comitato Regionale tra i suoi membri e risponde ad esso.
Al Segretario Amministrativo, o in sua assenza o impedimento ad un membro del Comitato Regionale delegato dallo stesso Comitato Regionale, spetta la firma sociale e la rappresentanza legale del Movimento di fronte ai terzi, in giudizio o anche in sede amministrativa.
Il Segretario Amministrativo potrà nominare procuratori speciali per singoli atti o categorie di atti.
Al Segretario Amministrativo, o in sua assenza o impedimento al membro delegato dallo stesso Comitato Regionale, o a persone da essi delegate, spetta in particolare la firma di tutte le operazioni presso banche, casse di risparmio o altri istituti di credito, tesorerie ed uffici postali ove siano versate le somme ed i valori a disposizione del Movimento con facoltà di incassare e rilasciare quietanze e discarichi per qualsiasi credito o rimessa di pertinenza sociale.
Il Segretario Amministrativo tiene la cassa e l’elenco dei sottoscrittori; redige le bozze di bilancio preventivo e consuntivo.
Art. 22 Competenze del Presidente, del Segretario Politico e del Segretario Amministrativo
Il Presidente convoca e presiede le assemblee ed il Comitato Regionale e ne garantisce l’esercizio delle funzioni. Il Segretario Politico ha la rappresentanza politica del Movimento. Spetta al Segretario Amministrativo garantire la tenuta contabile, amministrativa e finanziaria del Movimento a norma di legge.
Il Segretario Amministrativo cura e mantiene aggiornato il registro-inventario dei beni, i movimenti di cassa, incassi e pagamenti autorizzati dal Movimento, custodisce atti e documenti. Il Segretario Amministrativo controlla tutte le transazioni di tutti gli organi del Movimento, verificando l’avvenuta autorizzazione, la conformità fiscale e legale e la copertura finanziaria. Il Segretario Amministrativo predispone i bilanci annuali (conto economico, stato patrimoniale, situazione finanziaria) ed aggiorna semestralmente i rendiconti economico – finanziari – patrimoniali del Movimento.
Art. 23 Organo di controllo interno
Il Congresso Regionale può nominare un organo di controllo interno, anche monocratico, con le stesse funzioni del collegio sindacale delle società per azioni in quanto applicabili. L’organo di controllo interno esercita anche le funzioni di controllo contabile.
Art. 24 Bilancio consuntivo
Il bilancio è annuale e decorre dal giorno 1 (uno) gennaio al giorno 31 (trentuno) dicembre di ogni anno. Il bilancio consuntivo contiene tutte le entrate e le spese relative al periodo di un anno. Entro il 30 (trenta) aprile il Congresso Regionale approva il bilancio consuntivo. Per tale atto è necessaria la forma scritta, senza ulteriori formalità. Il bilancio consuntivo verrà consegnato nei tempi previsti dalla normativa agli organi competenti.
Art. 25 Destinazione dei residui attivi
Gli eventuali residui attivi risultanti al termine di un esercizio devono essere impiegati nel successivo per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse.
È fatto assoluto divieto di distribuire, anche in modo indiretto, le riserve, i fondi di gestione e il capitale durante la vita del Movimento. In caso di estinzione del Movimento il patrimonio residuo, dopo aver pagato tutti i debiti e adempiuto a tutte le obbligazioni, su decisione del Congresso Regionale, potrà essere devoluto alla fondazione di una associazione senza fini di lucro, o al finanziamento di una già esistente, o devoluto in beneficenza.
Art. 26 Libri sociali
Il Movimento mantiene un registro entrate ed uscite, un registro iscritti con indicazione dei loro incarichi ed eventuali deleghe, oltre ad un verbale dei contributi presentati da ogni iscritto o privato o altri.
Art. 27 Struttura Periferica
Gli iscritti al Movimento di ogni provincia costituiscono il Congresso Provinciale. Al funzionamento dello stesso si applicano, per quanto compatibile, le medesime norme stabilite dal presente statuto per il Congresso Regionale. Il Congresso Provinciale è convocato dal Comitato Regionale che ne designa di volta in volta il presidente. Il Congresso Provinciale, nell’ambito della linea politica del Movimento definita dagli organi regionali, delibera la linea politica del Movimento a livello provinciale.
Il Congresso Provinciale elegge con voto segreto e preferenza limitata a tre il Comitato Provinciale, costituito da cinque membri eletti e dal Presidente della Provincia, dagli Assessori e dai Consiglieri Provinciali, se iscritti al Movimento.
Il Comitato Provinciale elegge il Segretario Provinciale, cui spetta la rappresentanza politica del Movimento nell’ambito Provinciale e la presidenza del Comitato Provinciale. Nell’ambito del Comitato Provinciale vengono individuati i titolari degli incarichi che il Comitato stesso ritiene opportuno istituire.
Il Comitato Provinciale di Udine elegge anche un Vicesegretario Provinciale per la circoscrizione di Tolmezzo.
Gli iscritti al Movimento di ogni comune costituiscono il Congresso Comunale. Al funzionamento dello stesso si applicano, per quanto compatibile, le medesime norme stabilite dal presente statuto per il Congresso Regionale. Il Congresso Comunale è convocato per i comuni capoluoghi di provincia dal Comitato Regionale, che ne designa di volta in volta il presidente, e per gli altri comuni dal Comitato Provinciale, che ne designa di volta in volta il presidente.
Il Congresso Comunale, nell’ambito della linea politica del Movimento definita dagli organi regionali, delibera la linea politica del Movimento a livello comunale.
Il Congresso comunale elegge con voto segreto e preferenza limitata a tre il Comitato Comunale, costituito da cinque membri eletti e dal Sindaco, dagli Assessori e dai Consiglieri Comunali, se iscritti al Movimento.
Il Comitato Comunale elegge il Segretario Comunale, cui spetta la rappresentanza politica del Movimento nell’ambito comunale e la presidenza del Comitato Comunale. Nell’ambito del Comitato Comunale vengono individuati i titolari degli incarichi che il Comitato stesso ritiene opportuno istituire.
Art. 28 Contenziosi
Insanabili controversie fra i soci del Movimento sono portate in prima istanza all’attenzione del Comitato Regionale che si esprime in via equitativa o, nell’impossibilità di questa prima ipotesi, il foro competente è quello di Udine.
Art. 29 Rinvio
Per quanto non stabilito dal presente statuto si osservano le disposizioni del Codice Civile e le Leggi vigenti in materia.