LA STORIA E LA CULTURA DI GORIZIA PER LA REGIONE FVG SONO FIGLIE DI UN DIO MINORE


“Riceviamo e pubblichiamo sul nostro sito questo contributo di opinione del collega giornalista Antonio Devetag che presenta una analisi puntuale relativa alla pericolosa situazione che stanno vivendo i musei provinciali di Gorizia, importanti custodi della storia e della cultura del territorio.

Ufficio Stampa Gruppo Autonomia Responsabile

Consiglio Regionale FVG

LA STORIA E LA CULTURA DI GORIZIA PER LA REGIONE FVG

SONO FIGLIE DI UN DIO MINORE

La ricchissima storia culturale e artistica di Gorizia raccolta  nei  musei provinciali rischia di essere strappata alla città e consegnata alla Regione Friuli Venezia Giulia. Un vero scippo, favorito da una Provincia a maggioranza Pd e  a trazione monfalconese che ha deciso che il più grande tesoro di Gorizia debba essere gestito dalla Regione e non dai suoi legittimi proprietari, i goriziani e il Comune di Gorizia. Per la Regione targata Serracchiani Gorizia è figlia di un dio minore, tanto che a differenza degli altri tre ex capoluoghi di provincia che gestiscono i loro musei civici e quindi le loro ricchezze storiche,  non ha neppure il diritto di amministrare e coordinare la sua storia, la sua identità vale a dire il suo futuro.

L’identità di un luogo, di una città di una regione non è un lusso o uno strologo da intellettuali ma il cardine di ogni progetto di sviluppo concepito secondo vocazioni economiche reali, secondo disegni di alta politica e secondo i canoni della nostra civiltà, vale a dire democratico e quindi partecipativo. La questione dei Musei provinciali , testimonianza plastica dell’identità goriziana, della sua storia, della sua “anima”, diventa quanto mai attuale nella confusione che sta travolgendo il Friuli Venezia Giulia. Una regione piegata al gioco delle parti e dei partiti, già condannata non soltanto alla perdita della propria specialità, ma della sua stessa esistenza, affogata nella maxiregione del Nordest.

devetag tondo

Della fuffa mediatica che sta tracimando in FVG a Roma si fregano le mani: una regione in cui nessuno va d’accordo con il vicino non ha ragione d’esistere. Gorizia non conta nulla e viene tenuta volutamente in uno stato di emergenza continua per le vicende degli immigrati e per i tagli scandalosi alla sua pubblica sanità. Intanto si compie un delitto meno appariscente, che di fonte alle tragedie epocali sembra poca cosa: le si vuol rubare la storia, la cultura, l’arte insieme alla gestione e la proprietà dei Musei provinciali. Le si vuol rubare la sua complessa identità così fastidiosa in un panorama in cui le quattro province – bene o male retaggio storico e identificazione collettiva – vengono sostituite con le “Uti”, improbabile invenzione dell’assessore Panontin e di qualche ufficio regionale. I Musei provinciali di Gorizia appartengono da più di un secolo alla cittadinanza goriziana, rappresentata, si voglia o non si voglia da una municipalità regolarmente eletta. Per quanto ci sforziamo, non troviamo alcuna giustificazione al fatto che a Gorizia non sia consentito, come a Trieste, Udine, Pordenone, di gestire in piena autonomia i tesori del suo prestigioso passato, le cospicue opere d’arte, i preziosissimi documenti che ne documentano la storia e quindi la sua stessa identità, che poi vorrebbe dire la gestione del futuro, anche economico.

Poniamo in proposito alcune domande all’Assessore regionale Torrenti.

1 ) Lei ritiene che la municipalità di Gorizia – oggi rappresentata in primis dal sindaco Ettore Romoli – sia incapace di gestire tale tesoro?

2) Lei sa che il settore museale-espositivo di Gorizia ha bisogno più di ogni altra cosa di uscire dall’autoreferenzialità per creare sinergie in un’unica piattaforma storico culturale da valorizzare e promuovere?

3) La Regione ha qualche progetto plausibile sul futuro dei Musei provinciali a vantaggio della comunità goriziana? Se così fosse, ce lo potrebbe esporre chiaramente, in modo che esso sia argomento di pubblica discussione?

4) Lei pensa – alla pari di noi – che la proprietà di beni mobili e immobili debba restare alla cittadinanza goriziana?

5) Non pensa che la gestione di questo tesoro debba far capo alla municipalità goriziana, pur coinvolgendo altre istituzioni e ovviamente anche la Regione la quale finanziando la Provincia ha provveduto anche al concreto mantenimento dei Musei provinciali di Gorizia? Non pensa che la Regione abbia il dovere di equiparare, anche finanziariamente, la situazione museale goriziana a quella triestina e udinese?

6) In fondo, un’ipotesi che circola insistentemente. Vorremmo non crederci, ma giornalisticamente gliela giriamo: può essere che il destino di Gorizia ruoti attorno alla vostra preoccupazione di sistemare qualche posizione in bilico del personale dei Musei?

ANTONIO DEVETAG

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