Nel corso di un incontro del comitato direttivo regionale e dei consiglieri regionali, cui hanno partecipato il presidente Renzo Tondo e la segretaria politica Giulia Manzan, Autonomia Responsabile si è pronunciata per un “NO” deciso sul quesito referendario che mira a cambiare la Costituzione e che gli italiani saranno chiamati a votare il 4 dicembre, come del resto era stato preannunciato dallo stesso Tondo nel corso di un incontro tenutosi a Gemona e dal consigliere regionale Sibau a Gradisca d’Isonzo . “Renzo Tondo in particolare ha messo in luce l’impianto antidemocratico della riforma costituzionale che toglie il potere di scelta al popolo sovrano per consegnarlo a cento nominati: “ i senatori – ha aggiunto Tondo – non rappresenteranno quindi i cittadini ma il volere delle forze politiche dei consigli regionali e di alcuni sindaci. La riforma fa il paio con il diktat con cui la governatrice Serracchiani ha abolito le province, istituzioni elette dal popolo, sostituendole con le Uti, organismi che saranno gestiti nel concreto da burocrati: un progetto pericolosamente antipopolare, che mina gravemente il potere elettivo del cittadino proprio a favore della cosidetta casta che Renzi dice di voler ridimensionare.” Da parte sua Sibau ha affermato: “In caso di vittoria dei Sì, grazie all’abnorme premio di maggioranza concesso dall’Italicum alla Camera, tutti i poteri saranno concentrati nelle mani di una sola forza politica, e del suo leader: si passa quindi una democrazia parlamentare a una “democrazia plebiscitaria”: il Senato non sarà affatto abolito ma sarà trasformato in un ramo del parlamento non eletto dai cittadini né realmente rappresentativo dei territori, pur mantenendo notevoli funzioni legislative (tra cui nuove possibili riforme costituzionali e i fondamentali rapporti con la Unione Europea) e partecipando all’elezione dei più importanti organi dello Stato, come il presidente della Repubblica, giudici della Corte Costituzionale e membri del CSM . La composizione del Senato – aggiunge Sibau – al netto dei nominati della Presidenza della Repubblica, sarà quindi di 22 sindaci e di 73 consiglieri regionali. Altra novità rilevante e negativa: il Senato non scade mai e rimane sempre in carica mentre la Camera dei deputati scadrà ogni cinque anni per poi andare al rinnovo elettivo. La durata del mandato dei senatori coincide con quella dei loro organi (Regioni o Comuni). Impossibile quindi predeterminare o sapere se la maggioranza del Senato coincida con quella della Camera.”