Il vero freno allo sviluppo? La sinistra.


di Renzo Tondo – “Contrordine compagni”, gli immigrati vanno fermati. Minniti e il Pd danno ragione al centrodestra, dopo averlo tacciato per anni di xenofobia, razzismo, addirittura nazismo. Ma vent’anni è il ritardo medio con cui la sinistra italiana aderisce alle posizioni e ai principi delle democrazie occidentali e del centrodestra italiano.

Cominciò già nel 1946, quando il Pci, obbedendo a Stalin che lo finanziava generosamente condannò il Patto Atlantico con il quale l’Italia postfascista ritornava nell’alveo delle democrazie evolute di marca anglosassone e della cultura illuminista.

Poi ci sono i fatti d’Ungheria del 1956, una rivolta popolare contro la grigia e spietata dittatura comunista che il Pci condannò aspramente sulle colonne dell’Unità, irridendo il leader della rivolta Imre Nagy, definendola un complotto imperialista. Il presidente “emerito” della repubblica italiana Giorgio Napolitano elogiò i carri armati sovietici che sterminando i rivoltosi portavano la “pace” a Budapest. Imre Nagy, spiegò l’Unità, fu deportato in un “dorato esilio” in Romania. Questa pacchia finì nel 1958: con il parere favorevole di Palmiro Togliatti fu impiccato in un ridente lager comunista.

Ancora: il Muro di Berlino, che nel 1961 Togliatti aveva descritto come sano presidio antifascista e «Misure di sicurezza della Repubblica Democratica Tedesca ai confini con Berlino Ovest». Il “Contrordine compagni” arrivò quasi 30 anni dopo: Achille Occhetto il 12 novembre del 1989, tre giorni dopo il crollo del Muro della Vergogna alla Bolognina, con tempestiva ipocrisia assestò il suo colpetto di piccone, firmato Pds.

L’abiura della Nato dura a lungo, mobilita gli animi e le piazze almeno fino al 1976, quando in una peraltro ambigua intervista al Corriere della Sera, Berlinguer, commentando la repressione della Primavera di Praga del 1968 a opera dei tank sovietici riconosce che, per fortuna e nonostante l’avversione furiosa del suo partito, l’Italia sta nella Nato.

Nel 1985 il socialista Bettino Craxi, che il Pci considera il nemico giurato introduce un primo provvedimento realmente liberista annullando nel 1984 quella scala mobile che aumentava automaticamente le retribuzioni dei dipendenti e contribuiva alla paralisi finanziaria del sistema Italia: il Pci indice un referendum abrogativo e lo perde clamorosamente. Una sconfitta epocale, ancora oggi non rimarginata.

Nel 1986 esplode il caso degli euromissili. L’Occidente e gli Usa in particolare rispondono così alla prepotenza sovietica nei confronti dei movimenti libertari dei paesi dell’Est ancora comunisti: l’operazione voluta da Reagan e appoggiata da Craxi porterà a Gorbaciov, alla Perestroika e alla liberazione dell’Europa orientale dal giogo della dittatura. Il Pci si oppone, si indigna e sfila nelle strade: tredici anni dopo, nel 1999 il comunista D’Alema bombarda Belgrado agli ordini della Nato.

Il catalogo dei contrordini sarebbe infinito, anche in sede locale. La sinistra di oggi è il vero freno al riscatto della nostra nazione. Dal 1989 è un corpaccione senz’anima,che si regge in piedi per interessi economici ( vedi coop rosse, banche e affini ) e una vampiresca fame di potere e poltrone. Oggi il Pd scimmiotta malamente i principi del liberismo in economia e plagia il dirigismo di marca liberale senza capirne cause ed effetti, perpetrando una decennale funzione di freno oggettivo allo sviluppo del nostro povero Paese. Oggi, senza più Miti e Nemici per mantenere la sua base di voti è costretta a distribuire dissennate prebende ( vedi gli 80 euro di Renzi, il premio di 500 euro per i diciottenni, lo ius soli, il reddito di cittadinanza) che affliggeranno non solo la nostra vita ma anche quella dei nostri pronipoti. Oppure come nel caso di Minniti sugli immigrati, deve assumere i provvedimenti e gli atteggiamenti che il centrodestra predica da almeno vent’anni.
Appunto.

Renzo Tondo