“L’Orcolàt non si è esaurito nel 1976, ora sta dormendo e potrebbe ritornare in qualsiasi momento con la sua forza distruttiva”: si legge anche questo nella proposta di legge sottoscritta dai consiglieri di Autonomia Responsabile Revelant, Tondo, Sibau, Ret e Santarossa e che sarà prossimamente posta all’approvazione del consiglio regionale. Una legge importante che mira a una razionale opera di prevenzione antisismica legata a un rilancio del settore edilizio nel quadro di un complessivo progetto di risparmio energetico. Ecco il testo introduttivo della proposta di legge Revelant che è stata presentata alla stampa e alle categorie economiche dallo stesso Revelant, alla presenza del presidente Renzo Tondo, della segretaria regionale Giulia Manzan, del consigliere regionale Giuseppe Sibau.
Presidente, Colleghi Consiglieri,
abbiamo più volte affrontato il tema dell’edilizia e dello stato attuale del patrimonio edilizio esistente nella consapevolezza che la politica abbia il dovere di intervenire per promuovere la riqualificazione e l’efficienza energetica degli edifici. L’urgenza non è dettata solo dal fatto che tali iniziative sono considerate delle priorità a livello nazionale ed europeo, ma anche da un’esigenza di sicurezza e di risparmio.
I fatti degli ultimi mesi ci hanno drammaticamente insegnato che non possiamo abbassare la guardia, l’Italia è per larga parte un territorio ad alto rischio sismico e la nostra Regione non ne è da meno: l’Orcolàt non si è esaurito nel 1976, ora sta dormendo e potrebbe ritornare in qualsiasi momento con la sua forza distruttiva. Come tuttavia più volte evidenziato non è il terremoto la causa vera delle vittime e della distruzione, ma la poca lungimiranza dell’uomo che ha trascurato l’adeguamento degli edifici.
In Italia l’edilizia storica di vario tipo rappresenta l’80 – 90 per cento del patrimonio edilizio totale ed il 60 per cento degli edifici italiani è stato costruito prima del 1974, anno in cui sono entrate in vigore le prime norme antisismiche. I recenti eventi tellurici hanno messo in evidenza la fragilità del patrimonio edilizio italiano, che, nonostante in Italia sia vigente una delle legislazioni in tema di normativa antisismica più all’avanguardia, non è adeguato e capace di resistere a forti scosse ed hanno nuovamente rilevato l’urgenza e l’improcrastinabilità della prevenzione.
Nello specifico nella nostra Regione dal 1976 ad oggi molto è già stato fatto in edilizia al fine di garantire standard antisismici adeguanti, sia in ambito privato che in ambito pubblico, ma soprattutto nelle zone colpite dal cratere del sisma, nella altre aree regionali c’è ancora molto da fare al fine di adeguare il patrimonio edilizio e assicurare la sicurezza dei nostri cittadini.
L’età degli edifici italiani ha le sue conseguenze anche in termini energetici, le nostre case costruite con tecnologie oramai obsolete e sottoposte all’effetto del tempo risultano estremamente energivore, incidendo non solo sulle casse delle famiglie costrette a pagare cifre esorbitanti per il riscaldamento, ma anche per il nostro ambiente con un livello di emissioni inquinanti che può e deve essere diminuito. La Strategia europea 2020 impone agli stati membri importanti interventi in termini di sostenibilità energetica con la riduzione delle emissioni di gas serra pari al 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990, l’utilizzo di fonti rinnovabili per almeno il 20% del fabbisogno di energia ed un aumento del 20% dell’efficienza energetica. Per poter raggiungere tali obiettivi tutti gli attori devono impegnarsi al massimo, il cittadino investendo i suoi risparmi nella riqualificazione energetica degli edifici, con il supporto di una pubblica amministrazione, che, con interventi coraggiosi, sia in grado di incentivare tali interventi e sostenere economicamente gli investimenti privati.
La scelta politica di stanziare risorse anche ingenti per promuovere opere di riqualificazione degli edifici deve essere ragionata anche in base agli effetti positivi che si possono generare. Ricordo che l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) già nel 2013 in un’audizione presso la Commissione Finanze del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla tassazione degli immobili aveva dichiarato che “la crisi del mercato immobiliare colpisce direttamente anche le casse dello Stato, perché il decrescente numero di operazioni (di trasferimento degli immobili piuttosto che di locazioni) sta determinando un conseguente e proporzionale decremento del gettito. Al riguardo, ha, altresì, rilevato che la soluzione a queste “mancate entrate” non può essere quella di aumentare le imposte legate al possesso degli immobili (come l’IMU e l’imminente TARES), il cui gettito, tra l’altro, è già stato in parte destinato all’Erario, bensì occorrono interventi mirati a riattivare il mercato delle costruzioni, che è l’unico in grado di rimettere in moto l’economia del Paese nel suo complesso: 1 euro investito nell’edilizia genera sul sistema economico una ricaduta positiva di 3,4 euro, distribuiti tra settore delle costruzioni, settori collegati e settori attivati dalla spesa.” Tale dichiarazione mette in luce due aspetti importanti legati alla rivitalizzazione del settore edile, quello relativo alla crescita economica che può essere attivata dando ossigeno al comparto, con conseguenze positive anche in termini di occupazione, e quello relative alle entrate in termini di imposte che ciò potrebbe generare.
Oltre ai benefici macroeconomici una politica di promozione di interventi di adeguamento sismico e riqualificazione porta con sé una rigenerazione degli immobili in termini di sicurezza ed efficienza energetica, e conseguentemente un risparmio “in bolletta” per le famiglie, ma anche una riduzione delle emissioni atmosferiche inquinanti.
Promuovere l’adeguamento antisismico, infine, rappresenta una scelta preventiva e lungimirante con effetti importanti che si esplicano nel momento stesso dell’emergenza. Lo stiamo vivendo in questi giorni il dramma della ricostruzione nei territori colpiti dal sisma, un dramma umano di migliaia di persone che hanno perso tutto sotto le macerie, ma anche un dramma economico per lo stato. I costi economici di un terremoto sono infatti quantificati non solo in base ai danni agli edifici pubblici, a quelli privati e alle infrastrutture, ma anche alle ripercussioni che il sisma ha a livello sociale, sia nell’immediato che nel lungo periodo ed i cosiddetti costi indiretti, quelli legati cioè all’interruzione dell’attività economica, al relativo mancato guadagno e al generico rallentamento in termini di crescita della zona colpita. Stime recenti ci dicono che dal 1968 (terremoto della Valle del Berice) al 2012 (terremoto in Emilia) sono stati stanziati circa 121,608 miliardi di euro, a cui dobbiamo sommare il sisma di agosto 2016 per il quale il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) oltre a varare un decreto emergenze volto a sospendere ogni pagamento tributario dovuto dai terremotati, finanzia per i primi interventi, 234 milioni del Fondo per le emergenze nazionali, in aggiunta al contributo del Fondo di solidarietà dell’Unione europea, al fine di coprire i costi di prima assistenza agli sfollati. Sono cifre esorbitanti che avrebbero potuto essere investite per la crescita del paese se il nostro patrimonio immobiliare avesse retto l’onda d’urto del sisma. Yoshiteru Murosaki, docente emerito giapponese all’Università di Kobe, ordinario alla Kwansei Gakuin e direttore dell’Istituto per la prevenzione dei disastri, in una recente intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che “in presenza di onde sismiche del sesto grado Richter, è molto raro, sia in Giappone sia in Italia, che si verifichino danni agli edifici così ingenti come in questo caso (sisma di agosto 2016). Lesioni di questa portata possono essere attribuite solo alla mancanza nelle costruzioni di adeguate strutture antisismiche. Ho l’impressione che in Italia, in confronto, una vera cultura della prevenzione a livello del cittadino comune sia ancora piuttosto carente.”
Lo stato pare aver compreso l’importanza e la portata di tali interventi e ha introdotto la detrazione fiscale delle spese per interventi di ristrutturazione edilizia inserita tra gli oneri detraibili Irpef elevandola con il decreto legge n. 83/2012 dal 36% al 50% e successivamente con la conversione in legge del decreto n. 63 del 4 giugno 2013 ha introdotto la possibilità di usufruire di una detrazione pari al 65%, per un ammontare massimo di 96.000 euro, per le spese sostenute per interventi di adozione di misure antisismiche su costruzioni che si trovano in zone sismiche ad alta pericolosità, se adibite ad abitazione principale o ad attività produttive. Il disegno di legge di stabilità, attualmente all’esame della Camera dei Deputati contiene la proroga dell’ecobonus e delle detrazioni legate alla ristrutturazione edilizia e rafforza ed intensifica le agevolazioni riconosciute in caso di adozione di misure antisismiche per l’anno 2017, segno che è stata percepita la portata e l’urgenza di queste azioni.
Dalle stime elaborate dal Cresme (Centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia.) emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2016 oltre 14,2 milioni di interventi, ossia il 55% del numero di famiglie italiane stimato dall’Istat (25,9 milioni). Nello stesso periodo le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a 237 miliardi di euro, di cui 205 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e poco meno di 32 miliardi la riqualificazione energetica. Il dato a consuntivo per il 2015 indica un volume di investimenti pari a 25.147 milioni di euro veicolati dagli incentivi riconducibili a 3.060 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 22.087 milioni di euro per il recupero edilizio. Numeri questi incoraggianti, ma non ancora sufficienti se comparati ai risultati dell’Osservatorio congiunturale Ance, presentati a luglio a Roma, che evidenziano una riduzione dell’occupazione nel settore edile nel primo trimestre 2016 di un ulteriore 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e che stimano una crescita per il settore pari solo allo 0,3% a fine anno.
Sempre in base alle stime dell’Ance il prossimo 2017 rischia di vedere una nuova flessione dei livelli produttivi dell’1,2% in termini reali su base annua, con una riduzione del 3,6% delle opere pubbliche, del 3% della nuova edilizia residenziale e dello 0,2% nel comparto delle ristrutturazioni e pertanto è fondamentale intervenire per ridurre il rischio, sostenendo le misure nazionali con ulteriori risorse regionali atte a incentivare gli interventi dei privati e del settore pubblico.
Obiettivo pertanto di questa proposta di legge è quello di sostenere gli sforzi nazionali e promuovere l’accesso ai contributi da parte dei privati e del settore pubblico per le riqualificazioni energetiche e per gli adeguamenti strutturali, coinvolgendo le ESCo in questo processo di rivitalizzazione della patrimonio edilizio. L’estensione dei benefici anche alle società che forniscono servizi energetici volti al miglioramento dell’efficienza energetica presso i propri clienti, con garanzia di risultato le cosiddette ESCO, che nel mercato dell’efficienza energetica possono giocare un ruolo fondamentale per la loro competenza specifica riconosciuta, può infatti garantire un effetto leva pari a 10-12 volte.
Un’altra novità introdotta dalla proposta è quella che vede nel condominio il beneficiario del contributo. Finora gli interventi condominiali erano possibili e riconosciuti, ma il contributo doveva essere richiesto da ogni singolo condomino interessato per i millesimi di pertinenza. Tale sistema implicava il rischio che non tutti i condimini avessero accesso reale agli incentivi, ma anche un aggravio per il soggetto gestore delle domande che doveva istruire tante domande diverse per un solo intervento. Nel riconoscere il condominio come soggetto unico, per i lavori sulle parti comuni, si semplificano le procedure e si aiutano i singoli demandando la formulazione della domanda all’amministratore di condominio.
La proposta di legge si compone di 11 articoli.
L’articolo 1 definisce le finalità della presente legge ispirate a sostenere gli investimenti pubblici e privati diretti all’efficientamento energetico e all’impiego delle fonti rinnovabili di energia e gli adeguamenti antisismici.
L’articolo 2 riporta alcune definizioni importanti per la comprensione della proposta di legge.
L’articolo 3 definisce i contributi regionali volti a promuovere l’iniziativa nazionale definita “Conto Termico 2.0” ed approvata con il DM 16.02.2016. Il Conto Termico 2.0, in vigore dal 31 maggio 2016, potenzia e semplifica il meccanismo di sostegno già introdotto dal decreto 28/12/2012, che incentiva interventi per l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Beneficiari sono le Pubbliche Amministrazioni, le imprese ed i privati che possono accedere a fondi per 900 milioni di euro annui, di cui 200 destinati alla PA. La Regione con questo intervento promuove l’accesso a tali contributi offrendo ulteriori risorse regionali, cumulabili agli incentivi previsti dal Conto Termico 2.0 ed associa gli interventi di riqualificazione energetica all’adeguamento antisismico degli edifici, prevedendo risorse aggiuntive per contestuali adeguamenti strutturali.
L’articolo 4 introduce un’altra forma di contributi regionali a soggetti privati volti a sostenere le spese connesse ad attività di supporto all’intervento quali l’audit energetico e/o strutturale, la progettazione, la direzione dei lavori ed eventuali consulenze necessarie e succesivamente a concedere contributi in conto interesse in relazione al finanziamento concordato per gli eventuali interventi evidenziati dall’audit. La novità di questa norma sta nel riconoscere come soggetto beneficiario del contributo anche il condominio per le parti comuni dello stesso.
L’articolo 5 definisce nello specifico le agevolazioni per audit energetico e strutturale, progettazione, direzione lavori ed eventuali consulenze introdotte dall’articolo 4.
L’articolo 6 invece delimita i contributi in conto interesse introdotti sempre dall’articolo 4.
L’articolo 7 riconosce in Mediocredito un possibile gestore degli incentivi, offrendo pertanto alla Regione l’opportunità di valutare se avvalersi dell’istituto per l’erogazione dei contributi, soprattutto nei confronti dei soggetti privati, vista l’esperienza dello stesso nella gestione dei contributi per l’edilizia agevolata.
L’articolo 8 prevede la cumulabilità degli interventi regionali con analoghi contributi statali o comunitari, sottolineando che la proposta regionale è finalizzata ad integrare le forme incentivanti statali, alle quali il beneficiario dovrà fare domanda in via prioritaria.
L’articolo 9 rimanda l’attuazione delle norma ad un regolamento.
L’articolo 10 prevede il finanziamento dei singoli interventi.
L’articolo 11 dispone che la nuova legge entri in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione.
Si confida nel voto favorevole del Consiglio regionale.
ROBERTO REVELANT
RENZO TONDO
GIUSEPPE SIBAU
GIORGIO RET
VALTER SANTAROSSA